C’è un concetto che sta diventando sempre più concreto per chi ha un impianto fotovoltaico, partecipa a una comunità energetica o valuta l’autoconsumo condiviso: la tariffa premio eccedentaria.
Nel corso del 2024, il GSE ha pubblicato gli importi definitivi per questa tariffa, e la cosa non è da poco: significa che l’energia prodotta in eccesso da impianti incentivati – e condivisa o destinata a consumatori al di fuori dell’utilizzatore diretto – può oggi generare un vantaggio reale.
Ma cosa c’è dietro questo termine?
In breve: quando un impianto incentivato produce più energia di quella consumata all’interno della configurazione (cioè del gruppo di autoconsumo o comunità energetica), quell’energia eccedente può essere valorizzata con una tariffa premio.
Nel comunicato del GSE si legge che l’importo economico è «proporzionale alla quota percentuale di energia elettrica eccedentaria annuale, calcolata aggregando gli impianti di produzione incentivati in due insiemi».
In pratica: maggiore è la parte di energia condivisa o eccedente consumata da altri, maggiore può essere il beneficio.
Quali configurazioni sono coinvolte?
Due gruppi principali:
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Impianti che accedono solo alla tariffa premio (soglia al 55%).
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Impianti che cumulano la tariffa premio con un contributo in conto capitale (soglia al 45%).
Questo significa che chi ha beneficiato di incentivi in conto capitale può comunque partecipare a questa valorizzazione dell’energia eccedente.
Qualche condizione da sapere
Non tutto è automatico: ci sono alcune condizioni e dettagli importanti.
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L’importo della tariffa premio eccedentaria deve essere destinato ai consumatori diversi dalle imprese e/o utilizzato per finalità sociali con ricadute sul territorio dove sono situati gli impianti.
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L’energia eccedente deve essere certificata attraverso il portale “Ritiro Dedicato” del GSE, che rileva le misure e i consumi aggregati.
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Le regole operative specifiche disciplinano come calcolare e applicare l’importo.
Perché questa misura può fare la differenza
Questa tariffa non è solo un numero: è uno strumento che può attivare nuovi modelli di produzione e consumo energetico.
Ecco perché:
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Favorisce autoconsumo condiviso e comunità energetiche, perché valorizza l’energia che viene prodotta in più e messa a disposizione di altri.
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Rendendo economicamente interessante l’eccedenza, incentiva investimenti negli impianti incentivati con lo sguardo non solo al proprio consumo, ma a quello della comunità o del gruppo.
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Aumenta la coesione territoriale: destinare risorse a consumatori non-impresa o a finalità sociali significa che l’impianto genera valore anche per la comunità locale.
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Integra perfettamente con la transizione energetica: impianti incentivati, condivisione e valorizzazione dell’energia pulita.
Quali scenari si aprono?
Se hai un impianto incentivato o stai valutando di farne uno, considera questi due scenari:
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Famiglie o gruppi di condomini: Se l’impianto è parte di una comunità energetica o di configurazione di autoconsumo diffuso, ogni kWh di eccedenza condivisa può diventare un ritorno.
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Imprese o aggregatori: Possono costruire modelli in cui parte dell’energia è destinata ad altri soggetti (consumatori), generando una redditività ulteriore oltre alla produzione.
Di fatto, si trasforma l’eccesso energetico da “scarto” a risorsa.
In conclusione
La pubblicazione delle tariffe premio eccedentarie da parte del GSE apre una finestra strategica per chi produce energia incentivata e vuole condividere o valorizzare l’eccedenza. Non basta più “solo produrre per sé”: il vero salto è condividere e generare valore.
Se vuoi una consulenza su come partecipare ad una comunità energetica o all’autoconsumo diffuso in modo da sfruttare pienamente questa tariffa, possiamo aiutarti a valutare il progetto insieme.
Fonte: www.gse.it