Il 2025 potrebbe rimanere una data spartiacque per lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. È in arrivo (o già stanziato, a seconda dell’iter) il cosiddetto Decreto Aree Idonee, che si propone di ridefinire dove e come si possono installare impianti fotovoltaici, eolici, sistemi di accumulo e infrastrutture collegate, con un approccio più concreto e meno “nella nebbia” rispetto al passato.
In questo articolo esploreremo le novità più rilevanti, cosa cambierà per imprese e cittadini, e quali criticità restano sul tavolo.
Le novità più importanti
- Set minimo di aree approvate per decreto
Il decreto non lascia tutto alle Regioni: alcune aree idonee sono già individuate nel testo. Rientrano ex cave e miniere dismesse, aree autostradali e ferroviarie, siti delle infrastrutture (e anche aree interne ad attività industriali esistenti). Questo “pacchetto minimo” aiuta a rompere il muro dei contenziosi regionali e garantisce almeno un punto di partenza condiviso. - Coinvolgimento attivo delle Regioni con 120 giorni di tempo
Le Regioni devono identificare ulteriori aree idonee entro 120 giorni. Se non rispettano la scadenza, lo Stato può intervenire con poteri sostitutivi. Ciò spinge a evitare ritardi cronici e “blocchi locali”. - Vincolo percentuale nelle aree agricole
Un limite interessante: le aree agricole che possono essere classificate come idonee non dovranno essere inferiori allo 0,8% né superiori al 3% della superficie agricola utilizzata (SAU) in ciascuna regione.
In sostanza: si può “togliere spazio all’agricoltura”, ma entro limiti, per evitare che il decreto diventi un veicolo per speculazioni.
- Aree offshore e piattaforme petrolifere dismesse
Il decreto non dimentica il mare: stabilisce che impianti offshore possano essere realizzati su piattaforme in disuso o a 2 miglia nautiche dalle stesse. E per queste installazioni, è previsto un iter semplificato all’interno delle aree idonee. - Connessioni e iter per data center
Sono previste misure per accelerare le connessioni alla rete e cancellare alcune richieste di connessione per impianti già autorizzati. Inoltre, i data center potranno beneficiare di un procedimento unico con limite massimo di 10 mesi.
Cosa cambia (e cosa resta da chiarire)
-
Le aree idonee già stabilite a livello nazionale riducono l’incertezza locale. Chi pensa a un sito per impianti sa che alcune zone sono “sicure” già in partenza.
-
Il vincolo percentuale nelle zone agricole garantisce un equilibrio tra produzione energetica e tutela del territorio agricolo.
-
L’obbligo delle Regioni di operare entro 120 giorni e la minaccia dello Stato che interviene con poteri sostitutivi è un deterrente al immobilismo locale.
-
L’attenzione alle infrastrutture digitali e alle connessioni semplificate amplia l’orizzonte del decreto al contesto energetico-digital europeo.
Cosa serve ora (avvertenze e opportunità)
-
Le Regioni devono attivarsi subito e rispettare i limiti temporali imposti, altrimenti rischiano che lo Stato faccia “da supplente”.
-
Nei casi agricoli, chi ha terreno vicino a infrastrutture o aree già idonee potrebbe valutare l’opportunità di proposta alle amministrazioni regionali.
-
Gli investitori e chi già opera nel settore dovranno stare attenti ai bandi regionali e alle mappe ufficiali che verranno approvate.
-
Resta fondamentale una buona progettazione: anche in aree idonee, non si potrà essere “scarsi”: il progetto deve rispettare criteri ambientali, paesaggistici e tecnici.
Il Decreto Aree Idonee 2025 ha le potenzialità per diventare un punto di svolta nel panorama energetico italiano.
Con regole più chiare, tempi definiti e aree già codificate, il sistema può decollare con maggior sicurezza.
Ma il successo dipende da chi lo applicherà: Regioni, comuni, investitori e operatori dovranno muoversi con rapidità, trasparenza e visione.